Parco Nazionale dello Stelvio

Il Parco Nazionale dello Stelvio abbraccia un territorio montuoso costellato di cime imponenti e di valli moreniche, ornate da una straordinaria ricchezza di ecosistemi. Le magnifiche bellezze naturali fanno da sfondo a un paesaggio che si compone anche di pascoli, terrazzamenti, masi, fortificazioni, testimonianze di una presenza umana antica e rispettosa.

Tracce sicure delle prime fasi insediative si possono riconoscere nelle valli del Solda e del Trafoi, importanti vie di comunicazione est-ovest a partire dall’età del Bronzo, periodo in cui si attestano insediamenti stabili sui colli Caschlin e Weiberbiidele e a cui si fa risalire la creazione di due importanti necropoli a nord del parco (Corces e Covelano).

Con la fine dell’età del Bronzo e nella successiva età del Ferro l’area conosce il fiorire della cultura di Luco-Meluno, di cui si ha testimonianza in alcune stazioni abitative (Caschlinboden, Weiberbödele, Patleiboden) e in siti cultuali all’aperto connessi con fonti d’acqua (Valnair, Tramantan e Solda, Tre Fontane, Bagni Vecchi di Bormio).

Durante tutta l’età del Ferro i contatti con le culture limitrofe sembrano limitate; la stessa influenza di quella etrusca-italica si declina soltanto attraverso alcuni manufatti (stele di Bormio, raffigurante un guerriero) e l’introduzione dell’uso dell’alfabeto. Ugualmente le grandi migrazioni celtiche del IV secolo a.C. non permeano il substrato culturale delle popolazioni cosiddette retiche, che fioriscono in queste zone nella seconda età del Ferro.

A conclusione della guerra retica nel 15 a.C., che vede Claudio Druso occupare l’Alto Adige e congiungersi con il fratello Tiberio, Augusto censisce il Trentino e parte dell’Alto Adige alla X Regione Italica (Venetia et Histria).

Dopo la caduta dell’impero romano questa regione vede il dominio degli Ostrogoti e dei Franchi - che la utilizzano come avamposto contro l’avanzata longobarda - e poi le invasioni degli Unni di Attila, che distruggono molti centri nelle valli dell’Adige. Nei secoli VIII e IX Carlo Magno la colloca tra i territori del suo Sacro Romano Impero, quale ”corte“. L’imperatore fonda il convento dei Benedettini di Müstàir (Monastero).

Nel medioevo l’area lombarda del Parco dello Stelvio rientra nella “ Magnifica Terra”. Il nome, riportato dai documenti medievali, deriva dalla notevole ricchezza del luogo, sia in termini naturalistici che economici, e fa riferimento al territorio del contado di Bormio. All’epoca infatti il contado gode di enormi privilegi connessi all’esazione delle merci in transito che, per raggiungere il nord Europa, attraversano questa zona utilizzando i valichi alpini. In questo periodo la Contea di Bormio è una sorta di piccolo stato democratico ed indipendente, governato da propri statuti, dotato di un esercito proprio e con un potere di “mero e misto impero”. Nel Basso Medio Evo tutta la zona è controllata dal vescovato di Coira. Nel secolo XIV, dopo che la peste ha decimato la popolazione locale, avanzano i Baiuvari che, dalla Val Venosta, giungono a Silandro innescando un lento processo di germanizzazione.

I principati ecclesiastici cessano di esistere con Napoleone, che sopprime i monasteri e toglie al vescovo di Coira tutti i possedimenti della Venosta. Nel 1809 i Tirolesi insorgono contro la dominazione franco-bavarese e vanno sotto il controllo dell’Austria. Negli anni della Grande Guerra la zona è teatro di combattimenti continui che terminano con la definitiva separazione di questo territorio dall’impero austro-ungarico. Il 10 settembre 1919, con il trattato di Saint-Germain, è decretata l’annessione del Sudtirolo di lingua italiana e del Sudtirolo a prevalente lingua tedesca (l’attuale Alto Adige) al Regno d’Italia, mentre il Brennero diventa il nuovo confine di stato.

Durante il Novecento si assiste, come per altre comunità montane, ad un decremento della popolazione e ad un’emigrazione che da stagionale diventa definitiva, soprattutto nella seconda metà del ‘900. Vengono progressivamente abbandonati gli spazi coltivati, compresi il bosco e gli alpeggi, non più funzionali né all’economia familiare, né alla commercializzazione. Oggi il paesaggio rurale è ancora caratterizzato da fienili, segherie, mulini, malghe e dai masi (il termine risale al latino medievale mansum, dal verbo manere, restare), tipici esempi di spontanea architettura contadina, realizzati in pietra e legno con funzione abitativa, per la custodia di animali e la conservazione del foraggio.


Luoghi di interesse culturale e turistico


GLORENZA

Glorenza è una città medievale caratterizzata dalle imponenti mura di cinta - con torri di guardia a cuspide e tre ampie porte di accesso - portici, stretti vicoli e splendide case nobiliari. Crocevia durante il periodo romano, in corrispondenza della Via Claudia Augusta e dell’antica via commerciale verso la Svizzera, il borgo è citato per la prima volta nel 1163 con il nome di “Glurnis” (“ontaneto” o “noccioleto”). In una lettera di concessione del duca Ottone del 30 aprile 1304 si utilizza per la prima volta la denominazione attuale. Agli inizi del XIV secolo la cittadina ricopre un ruolo di importanza strategica, anche perché detiene il monopolio del commercio del sale proveniente dal Tirolo. Il 12 maggio 1499 è distrutta dalle truppe elvetiche, durante la guerra sveva, ed è in seguito ricostruita da Ferdinando I d’Asburgo.


CASTELLO DI CASTELBELLO (CASTELBELLO-CIARDES)

Il castello di Castelbello (Castelbello-Ciardes) è una fortificazione si erge maestosa su uno sperone di roccia lungo la riva sinistra del fiume Adige. Sebbene sia probabile che sul sito vi fosse una costruzione già prima del XII secolo, l’edificazione del castello – per volontà della nobile famiglia dei Von Montalban - si fa risalire al 1238, allorché l’opera è citata in un documento ufficiale. Nel 1303 diventa sede giudiziaria; successivamente è oggetto di numerosi cambi di proprietà finché, nel 1531, non entra a far parte dei possedimenti della famiglia Hendl. Nel 1956 viene acquistata dallo Stato che dà inizio a un’imponente opera di restauro terminata nel 2001. Al suo interno si conserva la cappella, riccamente affrescata all’inizio del XIV secolo e nella metà del XVI secolo, la “alte Kuchl” (la vecchia cucina), le stanze interne e il cortile.


CASTEL COIRA (SLUDERNO)

Castel Coira è una splendida fortificazione domina Sluderno, all’ingresso della valle di Matsch, collocandosi tra la città di Merano e il Passo Resia. La struttura risale al 1260 quando il principe vescovo di Coira, Heinrch von Montfort, ne decide la costruzione per arginare l’avanzata dei signori di Mazia (l’attuale Matsch). Nel 1504 la famiglia Trapp, ancora oggi proprietaria del castello, se ne impossessa e avvia una imponente opera di rifacimento che coinvolge il palazzo, la loggia e la cappella, trasformando il castello nella più bella residenza rinascimentale dell’Alto Adige. Attualmente si può visitare l’interno della struttura, le cui sale conservano l’arredamento di epoche differenti. Nella sala degli antenati è possibile seguire i ritratti della famiglia dal 1600 al 1800. L’ambiente più suggestivo è la loggia del 1570; lungo le sue volte, si segue la rappresentazione dell’albero genealogico dei Trapp. Meritano attenzione anche la cappella, dove si conserva una Madonna romanica del 1270, e soprattutto la sala delle armi, con la più vasta collezione privata di armi ed armature del 1350.


Maggiori info sul turismo sostenibile nel Parco Nazionale dello Stelvio

www.stelviopark.it.

tratto da LA CARTA DI ROMA E I PARCHI NAZIONALI.